Low-Key Luxury - Architettura/Design/Arte
Nella foto, Emil Humbert e Christophe Poyet a AD Intérieurs 2019

Di Valentina Lonati


In collaborazione con Luce di Carrara, lo studio monegasco Humbert & Poyet progetta una sala da bagno dal sapore neoclassico in occasione di AD Intérieurs, l’evento organizzato ogni anno da AD France. Attraverso spazi concepiti con grazia e ricercatezza concretizzano così, anche con questo progetto, la loro idea di lusso discreto.

Ogni processo di metamorfosi presuppone fluidità, che sia essa materica o concettuale. Una danza dal prima al dopo, che nel caso specifico del design si esprime attraverso elementi che portano con sé il concetto di trasformismo. Nel settembre del 2019, AD Intérieurs, l’evento organizzato ogni anno da Architectural Digest France in occasione di Maison&Objet e della Paris Design Week, ha festeggiato la sua decima edizione con una mostra dedicata proprio al tema della metamorfosi, allestita all’interno dell’Hôtel de Coulanges di Parigi.

Un tema quasi profetico, se osservato con gli occhi di oggi. Ad architetti e designer, tredici per la precisione, è stato chiesto di interpretare l’immaginario legato alla transizione attraverso la progettazione di ambienti capaci di raccontare l’incontro – nella sua forma più alta – tra il design e l’artigianato.
Tra i partecipanti alla rassegna, il duo Humbert & Poyet, formato dagli architetti Emil Humbert e Christophe Poyet. Il loro sodalizio, nato nel 2008 tra Montecarlo e Parigi, ha dato vita negli anni a quella che definiscono “Low-key luxury architecture.” Spazi disegnati con cura ed eleganza, interpreti di un lusso sussurrato, concepiti per la vita di tutti i giorni. Con un’ambizione: quella di evocare stati d’animo, pensieri, idee. «Durante lo sviluppo dei nostri progetti, il discorso ruota sempre attorno all’applicazione di un’idea. Il modo in cui ci completiamo a vicenda è alla base di tutto quello che facciamo, e ci assicura di creare uno spazio esattamente come l’avevamo immaginato», spiega Christophe Poyet. Nel loro studio monegasco o nell’ufficio parigino, Emil Humbert e Christophe Poyet disegnano con tratto lieve interni privati, negozi, hotel e ristoranti in tutto il mondo. A unire i loro progetti è il dialogo costante tra sinuosità e rigore, tra massimalismo e minimalismo, da cui scaturisce un’opulenza contenuta, quasi discreta, che si manifesta nella scelta calibrata della palette cromatica – l’oro, il bronzo, i pastelli, il nero – e dei materiali – l’ottone, il legno, la pietra. L’ispirazione maestra è sempre l’Art Déco francese, a cui si aggiungono le citazioni ai grandi designer e architetti del XX secolo, a Le Corbusier, al Bauhaus, a Giò Ponti. Il concetto di tempo, nei loro interni, è evanescente: epoche e riferimenti storici si confondono, dando vita ad ambientazioni eclettiche, estrose. In tutti i casi, però, equilibrate.

Lo stesso approccio è stato adottato per l’esposizione AD Intérieurs: qui, Humbert & Poyet hanno concretizzato l’idea di metamorfosi attraverso una sala da bagno dagli accenti neoclassici, ispirata all’architettura delle ville palladiane ma immersa in una dimensione sospesa. La dicotomia tra l’austerità delle geometrie e la rotondità delle linee si materializza nei due elementi centrali dello spazio da loro ideato: la vasca scultorea realizzata da un grande blocco di marmo Verde Alpi, di Luce di Carrara, e la doccia lavorata come una gabbia di bronzo, eretta sulla base marmorea. Se la prima si impone con i suoi volumi pieni e il tono intenso delle venature, la seconda sembra quasi spiccare il volo avvitandosi su se stessa. Due elementi scenici, quasi teatrali, espressione massima dell’estetica del duo francese. All’origine di entrambi, quel processo metamorfico da cui scaturisce il marmo: la trasformazione delle rocce sedimentarie, la ricristallizzazione del carbonato di calcio, la formazione della calcite cristallina. Si ritorna così al fil rouge della mostra: la metamorfosi, qui rappresentata proprio dal marmo. E si procede oltre: nelle mani di Humbert & Poyet, la pietra diventa materia docile e malleabile, contribuendo alla definizione di un luogo metafisico eppure denso, reale. Un palcoscenico in attesa dell’inizio dello spettacolo.

A rafforzare l’idea di simmetricità – centrale nella struttura delle ville palladiane – sono poi le nicchie a forma di arco in cui sono state incastonate le panche rivestite in velluto e il lavabo freestanding in marmo Statuario Altissimo, sempre di Luce di Carrara, un omaggio alle fontane in stile neoclassico. Un marmo puro e compatto, dalla produzione limitata. Nella progettazione dello spazio, il rimando alla pittura metafisica di Giorgio De Chirico è evidente: Humbert & Poyet giocano con la scala, le proporzioni e i riferimenti classici per disegnare una scenografia ai confini della realtà. Anche in questo caso, tutto si fonde e si confonde. «Il nostro obiettivo è quello di tradurre un’atmosfera complessa in uno spazio tridimensionale», dicono. Una tridimensionalità che sembra trascendere il reale per atterrare nell’universo dell’immaginazione, dove la matericità degli elementi – il marmo, il bronzo, il velluto – perde consistenza diventando, come si diceva all’inizio, fluida.

Marmo 9, pag 17

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